Fragilità costiera, futuro incerto tra cementificazione e sostenibilità

Siamo alle porte dell’ estate e con l’inizio delle  belle giornate e del tepore climatico, comincia l’esodo verso i 1126 km di litorale siciliano costituito da spiagge bianche, acqua dalle mille sfumature, falesie a picco sul mare  e  grandi golfi tra i quali quelli di Castellamare, Augusta, Carini, Noto, Palermo, Gela, Termini Imerese, Milazzo e Siracusa. Anno dopo anno però ci si accorge che le nostre spiagge presentano qualcosa di insolito, le vediamo diverse e quasi non le riconosciamo, come se fossero sempre più piccole… abbiamo sbagliato spiaggia?  è un effetto ottico dovuto al caldo? No…stiamo solo assistendo ad un fenomeno che imperversa sui nostri litorali, una “malattia” che sta logorando le nostre spiagge:  è il risultato dell’erosione costiera.

Cosa si intende per erosione costiera?

L’erosione costiera consiste nell’ arretramento della linea di costa ed è controllata da svariati fattori: meteo-climatici, geologici, biologici ed antropici
Quali sono i fattori principali che agiscono sull’erosione?

I fattori possono essere molteplici, e ciò che fino ad un secolo fa era prettamente di origine naturale oggi si intreccia con  attività umane che hanno portato ad un rapido peggioramento  dei nostri litorali, questi sono:

Subsidenza: consiste in un lento abbassamento della crosta terrestre, che si verifica attraverso la compressione dei sedimenti nel caso di perdita di acqua (nelle falde acquifere l’eccessivo pompaggio provoca un abbassamento del terreno per schiacciamento dei sedimenti contenenti acqua) o di pozzi metaniferi presenti vicino le coste (l’estrazione di gas metano può generare compressione degli strati sovrastanti e sottostanti la zona produttiva)

Diminuzione dell’apporto di materiale attraverso i fiumi: La quantità di sabbia e ghiaia  trasportata dai corsi d’acqua  nel loro percorso continentale verso il mare è notevolmente diminuita, questo perché le opere di regimazione delle acque degli affluenti, le bonifiche e le escavazioni degli alvei ne hanno diminuito la naturale alimentazione sedimentaria  verso le spiagge. Così diminuendo la quantità di sedimenti, aumenta l’avanzamento del mare e ciò è aggravato ancor di più dalle mareggiate che si abbattono sulle coste e che ne modificano la loro morfologia.

Costruzioni di opere e urbanizzazione delle coste: La mano dell’uomo è preponderante nel cambiamento dell’equilibrio naturale delle coste, infatti attraverso opere come porti, scogliere frangiflutto e pennelli, si pone un ostacolo al normale flusso delle correnti marine, si creano spostamenti dell’azione erosiva e l’arresto della deposizione della sabbia. La cementificazione attraverso la realizzazione di  strade, stabilimenti balneari ed edifici residenziali, hanno creato delle interruzioni dei normali processi naturali e la dinamicità del territorio è venuta meno perché imprigionata in un ambiente che non le appartiene.

 

Oggi il 28% circa dei litorali siciliani è  esposto al rischio erosione e da un rapporto preparato dal WWF risulta che “su circa 8 mila chilometri di litorale italiano, solo il 30% si trova in condizioni naturali, mentre  il 50% risulta intaccato da attività antropiche, il 42% dei litorali sabbiosi è colpito da erosione e l’80% delle dune non esiste più”.
Se analizziamo la gestione delle spiagge, ci rendiamo conto che ciò che era  un bene comune da tutelare, libero da ogni attività umana ed usufruibile ad ogni cittadino, oggi è diventato in varie  zone del paese,  una fonte economica da sfruttare per imprenditori ed enti locali, un modello turistico ad elevato consumismo che logora di anno in anno i nostri paesaggi costieri  e pone  il  profitto come unico modello da seguire.

 

 

 

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